Il 7 marzo convocati gli “Stati generali” al femminile: i diritti che le donne non sanno di avere
“ Quando perdiamo il diritto a essere diversi perdiamo il privilegio di essere liberi ” affermava Charles Evans Hughes e, per rimarcare questo principio ogni anno, l’8 marzo, la giornata internazionale della donna torna prepotente a ricordare come la differenza di genere non deve comportare una discriminazione nei diritti dell’individuo. Mettere la testa sotto la sabbia come gli struzzi e fingere che “vada tutto bene”, che le donne “scelgano” di restare a casa per prendersi cura dei figli invece che lavorare o che la parola “femminicidio” sia un neologismo legato solo a qualche caso di cronaca nera non è più accettabile in una società che pretende di definirsi come “civile”. Troppo spesso “regolare” viene erroneamente indicato come sinonimo di “ottenere” ma, per comprendere la reale entità del problema e capire le difficoltà che giorno dopo giorno vive l’universo femminile, occorre individuare con gli attori sociali del territorio locale “sogni e bisogni”. Azioni concrete