Neonata morta. La Ministra Lorenzin manda gli ispettori per indagare sulla vicenda
Questa mattina la ministra alla Salute Beatrice Lorenzin,
ha parlato della drammatica vicenda avvenuta ieri a Catania. Il caso della
neonata nata a Ragusa e morta per non aver trovato posto nell’ospedale di
Catania apre il coperchio su un problema che, in Sicilia come in altre Regioni
italiane va ben oltre la semplice definizione di malasanità.
Questa mattina l’assessora alla Sanità regionale, Lucia
Borsellino, ha convocato una riunione per verificare come sono andati i fatti e
aprire un’inchiesta interna su una vicenda che, oltre ad addolorare, ha
scandalizzato l’Italia intera poiché, nel 2015, non è concepibile che si possa
morire per una complicazione alla nascita solo perché i conti, in un bilancio
pubblico, non devono essere “in rosso”.
“Non dimentichiamo che la Sicilia fino a due anni fa era
stata commissariata e non soltanto per un bilancio sanitario in rosso ma anche
per standard di qualità che non rispettavano i livelli minimi di assistenza
(LEA) per i pazienti” ha commentato la ministra Lorenzin che promette di non
lasciare che questa vicenda passi nel dimenticatoio ma, anzi, possa mettere
alla luce le criticità del sistema e, al contempo, risolverle. E gli ispettori
nazionali sono già pronti per indagare sulla vicenda e capire se si tratta di
responsabilità di tipo amministrativo o di omissione di soccorso”.
“Siamo tutti italiani e non possono esistere pazienti di
serie A e di serie B”. Un principio che da molti anni ormai i vari assessori
regionali hanno ribadito sottolineando come, proprio a causa di inefficienze e
alti rischi di complicazioni, molti siciliani abbandonano le strutture locali
per “migrare” al nord e farsi visitare o operare in aziende sanitarie sulle
quali ripongono maggiori fiducia anche se ciò comporta un notevole costo
economico.
“Il taglio dei posti letto”, una degli aspetti legati
alla spending review, questa volta, però, è costato la vita a una piccola
bambina che, nata in una struttura privata alla presenza del ginecologo di
fiducia della madre, di un anestesista, un rianimatore e un neonatologo, ha
subito mostrato problemi respiratori che necessitavano un immediato trasferimento
in una Unità di trattamento intensivo neonatale (Utin). La tempistica, in
questa vicenda, è stata fatale e, dopo aver contattato, senza alcun successo,
le strutture catanesi è stato trovato un posto nell’ospedale ‘Paternò-Arezzo’
di Ragusa dove, però, la piccola è arrivata, ormai, senza vita.
“Le unità di terapia intensiva neonatale negli ospedali
siciliani – ha spiegato l’assessora Borsellino - sono presenti addirittura in
numero maggiore a quelle previste per standard di popolazione: il ministero ne
prevede in generale da 4 a 8 su tutto il territorio regionale, e noi ne abbiamo
diciotto. Ecco perché quello che è accaduto è vergognoso”.
Nel frattempo, accanto alla famiglia che “chiede
giustizia” e al Presidente della Repubblica Sergio Mattarella che si è
dichiarato "incredulo su quanto avvenuto", il direttore generale
dell’ospedale Garibaldi di Catania, Santonocito, ha cercato di difendere la sua
struttura spiegando che “Non c’erano posti letto, non ci hanno chiesto la
stabilizzazione della bambina”.
Fonte: Seguonews
Fonte: Seguonews
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