Pensione anticipata: conviene veramente aderire all'Opzione donna?

Il sistema pensionistico italiano, soprattutto dopo la riforma Fornero, è stato modificato imponendo agli italiani diandare in pensione “più vecchi” rispetto a quanto previsto nel passato. Una normativa europea, inoltre, ha preteso un adeguamento della condizione femminile a quella maschile imponendo a queste ultime di lavorare anche dopo che saranno spuntati i “capelli bianchi”.
Ad alcune lavoratrici che avranno maturato i requisiti entro il 31 dicembre del 2015, però, è consentito di richiedere “l’opzione donna” e andare in pensione in anticipo.
Condizioni indispensabili per uscire dal mondo del lavoro sono l’età anagrafica (57,3 anni se dipendenti e 58,3 se autonome) e almeno 35 anni di contribuzione. A chiarire l’interpretazione della norma è stato un messaggio dell’Inps diffuso il 14 settembre 2015. Tale opzione, avviata in via sperimentale, però creerebbe una frattura tra le lavoratrici autonome nate nell’ultimo trimestre del 1957 e quelle dipendenti del 1958. Proprio per questa divergenza alcune forze politiche stanno pressando affinché l’opzione possa essere estesa fino al 2018.
Ma quanto costa questo scivolo? Alcuni sindacati e associazioni di categoria, dopo aver fatto i conti, hanno verificato che il tempo libero potrebbe essere riscattato a “caro prezzo”.
Le neo pensionate, secondo una stima esposta da diversi analisti, passerebbero a un sistema interamente contributivo accettando una riduzione dell’assegno mensile. Questo, però , deve essere valutato in proporzione all’aspettativa di vita. Una donna di 57 – 58 anni può vivere in media anche oltre 30 anni e, in tal modo, perderebbe circa il 25 – 30% della pensione.
Il calcolatore di previsione pensionistica predisposto dall’Inps consentirà a ogni donna di verificare la propria posizione attuale e i guadagni potenzialmente percepiti nel tempo; ciascuna lavoratrice, pertanto, potrà decidere con razionalità se richiedere o scartare l’opzione donna.

Fonte: Familydea


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