Le donne trascurano i rischi dell'Ictus: poca prevenzione e sintomi ignorati

Il 29 ottobre, a livello mondiale, si celebra la giornata mondiale di prevenzione contro l’Ictus Cerebrale. Una campagna sociale dedicata principalmente alle donne, considerate “soggetti maggiormente a rischio” rispetto agli uomini. Da alcune indagini condotte da A.L.I.Ce e riportate sul portale Familydea è stato stimato che è il genere femminile a subire un ictus nel 43% dei casi e a morire, come conseguenza di esso, nel 61%, “un triste primato che merita un seria attenzione da parte di tutti, istituzioni e cittadini”.
Alcuni sintomi, che si verificano principalmente nelle donne, spesso sono sottovalutati perché ricollegati ad altri disturbi: singhiozzo accompagnato da un dolore atipico al torace, capogiro, mal di testa o parti del corpo che sembrano “addormentate” non sempre dipendono da indigestione o stanchezza.
Tra i principali fattori di rischio di subire un attacco di ictus sono stati indicati fumo e diabete ma una corretta prevenzione e un controllo adeguato consentirebbe di ridurre al minimo le conseguenze e migliorare la qualità della vita.
Le precauzioni sono quelle suggerite da qualsiasi medico per mantenere uno stile di vita sano: non fumare, svolgere un’attività fisica, mangiare e bere senza eccessi ed evitare un aumento di peso prodotto da assimilazione di cibi grassi o bevande gassate.
Perché scegliere di dedicare la campagna alle donne? La risposta va analizzata sia nell’ambito medico sia sociale.
Tra i fattori di “genere” esclusivamente femminile, solo per fare un esempio, si citano gli ormoni che si producono in periodo fertile o menopausa e le terapie anticoncezionali.
Le donne, inoltre, sono considerate “caregiver per eccellenza” ed è proprio questa loro propensione altruistica verso i familiari che le porta ad abbassare la guardia e posticipare i controlli.

La prevenzione, dunque, rimane l’unica terapia da seguire affinché, come ha sottolineato la testimonial Valentina Vezzali, si possa “dare una stoccata all’ictus”.

Fonte: Familydea

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