Le avvertenze dei pediatri: "Il cellulare ai bambini? Non prima dei 10 anni"
“Vai giù a giocare ma torna prima del tramonto”. Era
questo l’avvertimento che molti genitori, fino a un decennio fa, davano ai
propri figli. E poi via, senza cellulare, senza WhatsApp e senza alcun tipo di
videogioco, la mamma li chiamava urlando il loro nome dalla finestra. Un
passato che ormai sembra remoto ma che ha visto protagonisti quegli stessi
individui che oggi, genitori, non fanno muovere il proprio figlio senza un
telefono portatile.
Il cellulare - come si legge da un approfondimento pubblicato sul portale Familydea - è uno strumento da non demonizzare: è utile,
consente di mettere in contatto persone lontane e aiuta a comunicare in
particolari situazioni ma i pediatri sono concordi sul fatto che non bisogna
mai abusarne.
Il problema deve essere osservato nel quadro generale e
non limitato alla singola telefonata: con un utilizzo frequente il bambino
potrebbe sviluppare perdita di concentrazione e di memoria, aumento
dell’aggressività e dei disturbi del sonno, minore
capacità di apprendimento, eccessiva esposizione alle onde
elettromagnetiche, dipendenza e, nei casi di maggiore e prolungata esposizione,
addirittura alla necrosi dei tessuti.
A dare l’allarme sull’eccessiva esposizione dei bambini è
Maria Grazia Sapia, pediatra esperta di ambiente e bambino che, durante un
convegno della società italiana di pediatria preventiva e sociale (Sipps), ha spiegato come “l’Italia si colloca
al primo posto in Europa per numero di telefonini posseduti e l’età media dei
possessori diminuisce sempre di più”.
Le statistiche nazionali rilevano che il primo cellulare
si riceve nel 10,1% dei casi sotto i 10 anni; nel 17,6% tra i 6 e i 7 anni; nel
34,9% tra gli 8 e i 9 anni e nel 23,3% tra i 10 e gli 11 anni.
“L’uso si sta trasformando in abuso” – ha concluso la
dottoressa -. Il pediatra di famiglia deve far capire che il cellulare va vietato
prima dei 10 anni e limitato il possesso dopo questa età”.
Fonte: Familydea
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