"Papà" si diventa quando il bimbo è ancora dentro la pancia
L’arrivo di un
bambino in una coppia è un momento di grandi emozioni e porta con sé la gioia
del nuovo arrivo ma anche il timore di non essere adeguati alla responsabilità.
Tra la madre e il
figlio si crea un rapporto molto intenso già quando il piccolo è dentro la
pancia: una condizione ovvia dato che, per nove mesi, il nascituro dipende
completamente dalla gestante. Diversa, invece, è la condizione dell’uomo che in
nessun modo si deve sentire escluso da questa nuova relazione, ma, al
contrario, deve comprendere di essere un anello indispensabile della stessa
catena.
Non serve
attendere la nascita, il rapporto padre-figlio può iniziare a costruirsi già
prima del parto quando il bambino è dentro la pancia. Gli psicologi invitano i
padri a iniziare a parlare con il piccolo, cantare delle canzoncine e
soffermarsi a sentire i “calci” quando, negli ultimi mesi, sono evidenti anche
dall’esterno. In questo modo si inizierà a instaurare un rapporto e far sì che,
giorno dopo giorno, il bambino possa memorizzare la voce paterna.
I tempi sono
cambiati da quando gli uomini non si occupavano dei figli e ritenevano
l’educazione e la crescita dei bambini come un “affare da donne”. Adesso l’uomo
vuole entrare in sala parto, desidera contribuire al ménage familiare e
imparare a scoprire, insieme alla partner, le meraviglie della genitorialità.
Non solo giochi e
“ninna nanne”: il padre non deve essere un compagno di giochi o una figura
autoritaria che detta regole ma un valido aiuto per la neo mamma sgravandola di
una parte delle incombenze domestiche, pannolini e poppate. La legge, in questo
caso, arriva a supporto di questi padri che possono chiedere il congedo volontario al posto
della madre del
bambino e regalarsi il tempo di costruire un rapporto unico con il neonato.
Fonte: Familydea
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