De Pasquale, Confassociazioni: è il momento di iniziare ad applicare le norme vigenti per le Pari Opportunità
Intervista di
Marcella Sardo del 21
Agosto 2013
La tutela delle pari
opportunità nel mondo del lavoro è molto impegnativo soprattutto perché le
fattispecie normative, contenute nelle leggi, non sempre riescono a comprendere
tutte le sfaccettature che colorano di “rosa” la realtà quotidiana.
Un problema che
conosce bene Confassociazioni, Confederazione di rappresentanza di
Associazioni, Federazioni e coordinamenti, che fa salire alla ribalta criticità
e vantaggi del settore delle professioni.
CorriereInformazione.it ha intervistato la dottoressa Federica De Pasquale, Consigliere Delegato per le Pari Opportunità ed i Public Affairs per Confassociazioni per chiederle il suo punto di vista in tema di conciliazione di vita familiare e professionale; accesso e uscita dal mondo del lavoro, criticità delle politiche pubbliche destinate alla famiglia e, in particolare, alle donne.
1) Dottoressa De Pasquale, per una donna la conciliazione tra vita familiare e personale è spesso molto complessa, soprattutto se sceglie di svolgere una professione privata. Quali sono le principali criticità che si incontrano?
Sicuramente il
problema della conciliazione rappresenta una delle criticità principali. Basti
pensare che in Italia una donna tra i 25 ed i 49 anni con un figlio ha il
30% in meno di possibilità di trovare un’occupazione rispetto ad una donna
della stessa età ma senza figli. Quando poi si svolge una professione privata
le difficoltà aumentano, considerando che per accedere alle prestazioni di
maternità si dovrebbe non avere contatti con la propria clientela per tutta la
durata della maternità .
Da anni si
parla di una concreta rivisitazione della Legge 53/2000, ma in concreto
nulla è stato fatto, nonostante la buona volontà di diverse parlamentari che
nelle ultime tre legislature hanno presentato proposte di legge per
modificarla.
Anche in merito ai versamenti
contributivi la donna nel settore privato è fortemente pregiudicata.
Come Confassociazioni stiamo intervenendo, ad esempio, in merito
alla problematica della gestione separata chiedendo una riforma su questo punto
proprio alla luce della forte sperequazione che pesa sulle donne che non appartengono
ad alcuna cassa previdenziale.
L’elenco delle
difficoltà sarebbe numeroso e riguarda tutti gli ambiti che coinvolgono il
mondo del lavoro: dai tempi di spostamento, alla mancanza di asili e
infrastrutture di supporto al notevole carico famigliare che pesa quasi
esclusivamente sulla donna.
2) Ritardo all’accesso, difficoltà ad affermarsi in un mondo maschile ed eventuali sospensioni in caso di maternità. Le normative vigenti sono sufficientemente cautelative?
Stando alla
situazione attuale risulta evidente che purtroppo non lo sono. Ma molte
volte sarebbe anche il caso di dire che le norme esistenti andrebbero
applicate concretamente, invece che aggirate appena possibile; già questo
sarebbe un traguardo.
Infatti, anche dal Rapporto
BES2013 ( CNEL – ISTAT ) emerge che in Italia, pur essendoci numerose norme
che tutelerebbero la donna lavoratrice, vi è una disomogenea applicazione
delle stesse da Regione a Regione. Negli ultimi anni per le donne si è aperta
una vera e propria frattura tra le opportunità occupazionali nel Centro-Nord e
quelle nel Mezzogiorno. Questo, come si evince dagli indicatori del
Rapporto, pone il nostro Paese tra i primi in cui il divario di genere, anche
in ambito occupazionale, resta tra i più elevati d’Europa.
3) Dai voucher alla genitorialità alla carenza di asili nido: quali politiche pubbliche a sostegno dell’occupazione femminile dovrebbero essere attuate dal settore pubblico?
Mi viene da dire
che se si attuasse veramente sia a livello nazionale che regionale il ‘bilancio
di genere’ i fondi pubblici sarebbero sicuramente ripartiti meglio, nel senso
più favorevole per rispondere alla conciliazione dei tempi di vita e di lavoro
e, quindi, automaticamente anche per favorire l’occupazione femminile.
Anche su questo
punto penso che Confassociazioni possa essere un interlocutore privilegiato per
le istituzioni, proprio perché al nostro interno rappresentiamo moltissime
donne che lavorano nei settori privati più disparati.
È importante una
comunicazione a ‘doppio senso’ dall’alto verso il basso e viceversa, tra i vertici politici e le varie
Direzioni amministrative, condotta tramite organismi che rappresentano i vari
settori in cui lavorano le donne. Noi siamo sicuramente uno di questi, anche
tramite il nostro Osservatorio Parlamentare.
Per questo
intendiamo attuare al nostro interno dei focus specifici che possano fornirci
informazioni sempre più precise sulle esigenze e non meno sulle difficoltà
delle donne che svolgono una professione privata.
4) L’Europa ha imposto all’Italia di equiparare l’età pensionabile delle donne a quelle degli uomini per garantire la parità di trattamento ma il mondo del lavoro non è altrettanto garantista. Come infondere una cultura che valorizzi la professionalità femminile?
Credo che la crisi
economica che stiamo attraversando abbia messo bene in evidenza il valore
aggiunto della presenza femminile in ogni settore del mondo del lavoro, sia
pubblico che privato.
Lo testimonia il
fatto che proprio le donne sono quelle che hanno reagito meglio a questa
situazione riuscendo a non chiudere le proprie aziende. Anzi, sono oltre 60mila
nei soli primi sei mesi di quest’anno le nuove imprese “in rosa” che sono state
aperte in Italia!
Questo concetto del
valore aggiunto, anche in termini di PIL, è ben chiaro alle istituzioni europee
quando si parla di pari opportunità. Tutta la strategia di Europa2020 lo
dimostra.
Ribadisco, quindi,
il concetto che basta applicare le norme esistenti ‘per infondere una
cultura che valorizzi’ le tante competenze e le professionalità
femminili.
Ma in questo anche
le donne devono fare la loro parte approfittando di tutte le opportunità e
cercando di occupare tutti “gli spazi”.
Le competenze non
ci mancano e ancor meno la tenacia nel voler raggiungere i traguardi importanti!
Chi è Federica
De Pasquale
Nata a Milano nel
1970, l’imprenditrice ha sempre avuto particolare attenzione per la politica e
le tematiche sociali. Tra i ruoli ricoperti negli anni si includono quelli di:
responsabile nazionale del settore organizzativo di alcune società, referente
dei rapporti istituzionali della Croce Rossa Italiana a livello nazionale;
responsabile della comunicazione e dell’attività legislativa di diversi
parlamentari sia della Camera che del Senato, con particolare attenzione alle
tematiche dell’imprenditoria, del lavoro, delle politiche comunitarie, della
sanità, della bioetica e delle pari opportunità; componente della Consulta
Femminile per le Pari Opportunità della Regione Lazio; Componente del Comitato
Interistituzionale Cnel/Istat per l’individuazione degli Indicatori del
Benessere da inserire nel Pil; componente del Comitato tecnico
interministeriale sul razzismo e la xenofobia istituito dalla Presidenza del
Consiglio dei Ministri presso l’Ufficio Nazionale Anti discriminazioni
Razziali; promotrice ed organizzatrice di numerose manifestazioni, convegni e
seminari che hanno visto la partecipazione d’importanti esponenti della vita
politica e culturale del nostro Paese; dama dell’O.E.S.S.G. e componente di
alcune associazioni che si occupano della promozione dei diritti umani e
volontariato.
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