Burqa vietato in Francia: il paese dice “no” al velo dei musulmani – i dettagli e le sanzioni della legislazione

Il “problema” è nato in Belgio, poi è stato proposto, poi discusso, poi deliberato l’11 ottobre 2010, adesso è diventata una legge: in Francia il Burqa – e il niqab - è diventato fuorilegge. Il burqa - L’indumento, incentivato dal Corano, è indossato dalle donne di religione musulmana e prevede che la donna abbia coperto non soltanto il corpo ma anche la testa. Alcune tribù integraliste, addirittura, coprono anche il viso e lasciano alla vista soltanto gli occhi (nella figura 2 sono illustrate le diverse tipologie di velo). I suoi sostenitori didentificano il burqa come un simbolo che racchiude al suo interno una storia di costume di un popolo, il rispetto e i valori condivisi, i colori delle antiche tradizioni, un abito, dunque, che va compreso, analizzato e rispettato. Si tratta del primo paese dell’UE a vietare la copertura integrale del volto in strade, giardini pubblici, stazioni e negozi e i trasgressori che non vorranno scoprirsi (le forze dell’ordine non possono obbligare nessuno) dovranno pagare una pena pecuniaria di 150 euro o seguire un corso di educazione civica. La normativa - Erroneamente si pensa che tale velo sia imposto dagli uomini della famiglia (mariti, padri o fratelli) ma, spesso, sono le stesse donne che condividono quanto dettato dalla propria cultura e scelgono volontariamente di non esporre il proprio viso. La legislazione, però, include anche quei casi in cui sia l’uomo a obbligare la donna a coprirsi e, in quel caso, si rischia fino a un anno di prigione e 30mila euro di multa; pena raddoppiata (due anni di prigione e 60mila euro di multa) se la persona è una minorenne e la durezza della pena si auspica possa diventare un deterrente. Nel Paese di Sarkozy ciò non sarà più possibile e questo non va minimamente a ledere la libertà delle cittadine di esprimere anche nei luoghi pubblici il proprio credo o la propria identità poiché le ragioni che stanno alla base di questa decisione sono dettate da motivi di sicurezza nazionale: ogni individuo, infatti, deve essere riconoscibile. In Francia i musulmani sono circa 5 milioni e, quindi, la decisione adottata riguarda circa duemila donne. Naturalmente la legislazione non riguarda soltanto queste ultime ma il veto riguarda anche coloro i quali indossano “un casco o una maschera” negli spazi pubblici. L’estensione del divieto a tutti i cittadini a prescindere dal credo, però, non ha ostacolato la minaccia che, nel 2010, Osama Bin Laden ha avanzato contro “l’esagono” ritenendolo una minaccia per l’Islam. A Parigi sono già iniziate proteste e manifestazioni non organizzate contro quello che si ritiene essere un abuso di potere e argomento per rialzare gli indici di gradimento in vista delle prossime elezioni presidenziali. Il presidente francese, del resto, non ha mai fatto mistero del suo rifiuto ad accettare quello che, a suo parere, è un “simbolo di assoggettamento” e non un “problema religioso”; il laicismo della nazione, in definitiva, non collide con il rifiuto al velo che copre il volto. La decisione adottata ad ottobre era diventata argomento di discussione anche in Italia e il Presidente della Camera Gianfranco Fini aveva condiviso le motivazioni addotte.
Fonte: Corriereinformazione.it

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